Manuel Mazzara 

PhD Student - Department of Computer Science

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Dolorosa ma certa è l'esistenza, l'esistenza che si distingue nel susseguirsi delle stagioni. Se ogni cosa non iniziasse per finire perderebbe il senso ogni attimo della nostra vita. Le stagioni tornano ma non sono più le stesse e questo le rende uniche e leggere. Pesante sarebbe un'estate destinata a non finire mai.

 

"Se ogni secondo della nostra vita si ripete un numero infinito di volte, siamo inchiodati all'eternità come Gesù Cristo alla croce. E' un'idea terribile. Nel mondo dell'eterno ritorno, su ogni gesto grava il peso di una insostenibile responsabilità. Ecco perché Nietzsche chiamava l'idea dell'eterno ritorno il fardello più pesante. Se l'eterno ritorno è il fardello più pesante, allora le nostre vite su questo sfondo possono apparire in tutta la loro meravigliosa leggerezza."

M. Kundera - L'insostenibile leggerezza dell'essere

 

I numeri dell'eterno ritorno che si dovrebbero tirare in ballo sono, come fa notare Borges in uno suo saggio, di entità inimmaginabile alle nostre umane menti ( di tale mostruoso ordine di grandezza sono le permutazioni di un numero tanto grande come quello che rappresenta indicativamente il numero di atomi dell'universo ) e ciò ci lascia tranquillamente accantonare una simile dottrina. Kundera ci fa capire che questo è addirittura un vantaggio per noi, liberati così da un fardello che, altrimenti, non saremmo in grado di sopportare.

Davanti a tutto questo il "Panta rei" di Eraclito diventa un sollievo, una rinascita per le nostre menti, libere ora di galleggiare nell'individualità di ogni attimo, di coglierlo, di lasciarlo passare. A scelta. Il "Carpe diem" non è più un esortazione dall'esito altrimenti fatale, non è più un comando di sapore divino, irrinunciabile. E' soltanto una possibile libera scelta. Posso decidere di lasciare andare quell'istante e perderlo per sempre. Oppure posso coglierlo, come un fiore di campo. Posso far si che il suo profumo appartenga solo a me, imprigionandolo in un vaso, o posso decidere di lasciarlo libero di permeare le strade  e le campagne regalando un momento magico ad una coppia di innamorati. O forse sarà un prete di campagna, o un corriere senza fretta (ne esistono ancora?). Ad ogni modo nel gesto di appropriazione si nasconde la paura della perdita. Ogni cosa che voglio fare mia è una cosa che temo di perdere per sempre. E un attimo è questo:qualcosa che non torna. Ed io ho paura, paura di passare. Ma ogni momento che lascio intatto scorrere sottolinea la mia libertà, la mia presenza. Solo chi esiste dispone della possibilità di decidere se influire o meno su un istante e nella scelta stessa la coscienza, la consapevolezza, l'esistenza manifestano tutto il loro splendore.

Settembre dei ricordi, settembre delle somme, lento mutare dei colori del giorno. E il vento freddo che spazza via foglie rovista nei nostri pensieri. Rattrappiti.

 

"Così invecchia a noi pure il senso e, appressandosi il verno,
assaporiamo il grato vino delle memorie,
mentre l'ombre beate dei giorni e dei giochi svaniti
in silenziosa danza ci attraversano il cuore"
 

H.Hesse - Elegia di settembre (traduzione di D.Valeri)

 

La paura di svegliarsi un giorno d'estate ed accorgersi che è già settembre aleggia da sempre nei miei sonni al pari del timore di alzarmi dal letto e ritrovarmi vecchio. O la kafkiana assurdità di nottetempo trasfigurarsi. Tutte queste paure sono, in fondo, la stessa paura. Vedere che al ritorno da quell'attimo di inconsapevolezza ch'è il sonno ( o piccola morte ) - al quale siamo abituati a concederci e poi ritrarci mantenendo il quasi perfetto controllo delle nostre esistenze - qualcosa possa essere improvvisamente mutato al di là di ogni possibile immaginazione ci proietta in uno stato di assurdità, impensabile follia, perversa anomalia dell'universo, interstizio di demoniaca presenza, dal quale non possiamo liberarci, come fosse vischiosa apnea della ragione.

Eppure settembre è così. Tutto cambia in fretta, ne perdiamo il controllo. Un attimo prima è estate, un battito di ciglia ed è già autunno. E settembre è sia l'uno che l'altro. Nel settembre si mischiano estate ed autunno in una amalgama perfetta, inscindibile nelle nostre menti e nei nostri corpi, da un lato riscaldati dal tepore pomeridiano, dall'altro sorpresi dal precoce freddo della sera. E' tutto così veloce, così assurdo che è come mi alzassi una mattina già vecchio e distinguessi il mio volto segnato tra il grigio dei capelli e l'opaca vivacità della barba, ispida ma rasserenante. E settembre è sereno, silenzioso. Le campagne ammutoliscono, le spiagge gelano di vuoto.

E' un prospetto di morte. Morte che si trasformerà in vita, per una nuova estate. Ma non sarà più la stessa. E questo mi fa sperare ancora, quando la notte la pioggia sbatte insistente sui vetri ed i venti sferzano le mura. E nulla è più come prima.

Ogni momento non è più lo stesso, il passato non ritorna mai uguale. Ed ora che la luna di settembre mi illumina il profilo in questa notte di ricordi ho la grande consapevolezza che non un attimo del mio passato ritornerà. E quello che prima mi faceva paura ora è la brezza leggera sopra la quale galleggia la mia anima, per una notte libera dalla pesantezza del passato, per un momento libera dalla paura dei momenti, consapevole che nemmeno quest'attimo di consapevolezza può tornare e, in un silenzio di tenera magia (mentre un brivido mi scuote da capo a piedi), finalmente felice.


July 30, 2005 23:15