Introduzione a "Il libro rosso del male"
di Iacopo Fo (alias Giovanni Karen)
Andrea Pazienza, detto Andrenza, è più giovane di me,
e probabilmente anche di voi, ameno che voi non
siate anche più giovani di me, in tal caso potrebbe
anche darsi che siate giovani come lui.
Andrea Pazienza, la prima volta che ho visto un suo
disegno (era una serie di vignette ciclostilate a
Bologna nel marzo '77) ho detto "questo non sa disegnare".
Questo mio giudizio è stato fondamentale. Tutti
quelli che ci ho detto così sono diventati famosi.
In quel caso comunque era per via che A.P. è pigro,
una roba micidiale. Egli è in realtà il più grande
disegnatore vivente. Quando vi fa vedere le tavole
di "studio" dei suoi fumetti e vi racconta la
storia com'è, è circa 50 volte meglio di quando
l'ha disegnata. E' un ignavo, un pezzente, un
mollaccione. Un fallito che si accontenta
del settimo posto nella hit-pareid mondiale perchè
a disegnare gli fanno male le dita. Da tre anni
va in giro a raccontare il suo colossal, un rock
festival megalitico nel deserto con impianti di
amplificazione alti 20 piani e una bomba neurotica
piazzata nella chitarra del solista. Ma che volete,
è una storia troppo bella, Andrea lavora solo 1
giorno alla settimana e i soldi li vuole vedere
lì sul tavolo come la lattina di olio Sasso.
Gli servono 10 grammi di fumo per ogni tavola e
2 telefonate in teleselezione per l'altro capo
dell'Universo dove invariabilmente è Betta, il
suo amore con la voce da bambinasenza la quale
(telefonicamente) non può lavorare.
Se l'Italia non fosse l'Italia e i democristiani
non fossero tutti ladri ad Andrea gli arriverebbe
un tipo con gli occhiali scuri, ci sbatterebbe
sul tavolo 100 milioni in piccolo taglio e
1 chilo di libanese bauxitico e ci direbbe,
facendosi le unghie col serramanico, "lavora
bello, ti do 20 giorni, o mi dai un capolavoro o
ti taglio le 5 dita".
Invece i governanti hanno altro da pensare
che l'arte. E voi beccatevi questi schizzeti e
immaginatevi cos sarebbe in grado di fare se ci
fosse un'altra legge sugli artisti.
GIOVANNI KAREN - 1981